La Pet Therapy è una terapia, o meglio una co-terapia dove uomo e animale cooperano con un importantissimo obbiettivo in comune: il benessere del paziente. L’animale dunque svolge una serie di attività con e per la persona che sta subendo una situazione di disagio ( fisico o psicologico ) , sotto il controllo e la mediazione del suo referente umano e delle diverse figure che coordinano il lavoro.
Con l’avvento delle nuove Linee Guida Nazionali il ruolo ed il valore della Pet Therapy è cambiato ed oggi è possibile svolgere questa cooterapia anche con animali come gatti, conigli, asini e cavalli. Tuttavia una figura importantissima nei progetti di Pet Therapy rimane quella del cane, da sempre coinvolto in queste attività.
Come ho iniziato a fare Pet Therapy
Quando adotti un cane non sai dove l’esperienza ti porterà, non sai a quale percorso meraviglioso tu stia andando incontro, non sai chi sia quel cane e forse non sai nemmeno bene chi sia tu stesso.
Poi la relazione cresce, imparate a parlare un linguaggio tutto vostro che non è fatto di urla e paroloni, ma di gesti, sguardi d’intesa, piccoli passi di una danza perfetta e naturale che costruite insieme. Questo concetto non è nuovo, ma nasce con la storia stessa del cane che vede le selezioni di razza finalizzate alla collaborazione dell’animale con l’uomo in più campi ( caccia, pesca, salvataggio in mare, guardare e condurre il gregge…) ; tuttavia la società moderna ha fatto in modo che queste discipline si ridimensionassero rendendo l’animale un membro esterno, quasi passivo della nostra comunità. Quindi si crea questo vuoto, questo bisogno dell’animale di essere partecipe del nostro percorso senza però saper bene dove mettere le zampe; vi sono proprietari che, purtroppo , non se ne accorgono e tengono il loro amico a quattro zampe come un ornamento della casa o un cuscino del divano.
Poi ci sono coloro che invece sentono la spinta di andare oltre, di migliorare loro stessi proprio spinti da ciò che il cane gli mette davanti agli occhi tutti i giorni; per me la voglia di iniziare a fare Pet Therapy è nata proprio in questo modo: ho sentito il bisogno di diventare ciò che il mio cane vedeva in me, ed il riflesso nei suoi occhi mi ha portato su questa strada.
Tutti i cani amano fare Pet Therapy?
Con questo non voglio assolutamente sostenere che coinvolgere il proprio cane nei progetti di Pet Therapy sia l’unico modo di avere una relazione con lui , anzi spesso alcuni operatori in questo campo decidono autonomamente che il loro cane è pronto, oppure che ha voglia di prestarsi a questa attività. Ciò che ogni proprietario dovrebbe fare è conoscere il proprio cane , ascoltarlo e decidere insieme a lui come dargli la possibilità di esprimere le sue potenzialità proponendogli diverse attività e godendo del piacere di farle con lui.
E’ sbagliato dunque chiudere la relazione con il cane al “nulla” cioè al mutismo in cui non si fa assolutamente niente insieme , come è sbagliato chiudere la relazione con il proprio cane ad una sola attività. Seguendo questo ragionamento posso affermare che non esistono cani da Pet Therapy , ma esistono cani più portati per un certo tipo di esperienze, che hanno piacere a stare in mezzo alla gente, che amano accudire gli altri , che hanno piacere e predisposizione a dedicarsi ad un percorso del genere con il loro padrone.
Spesso quando le persone vedono la mia cagnolona accucciata vicino al paziente con aria docile e tranquilla , esordiscono con frasi come “ certo, lei è una Labrador, le piace stare con i pazienti e con i bambini”, ma non sanno che stanno commettendo un grave errore di giudizio.
Tutti i cani possono fare Pet Therapy?
La verità è che moltissime razze canine sarebbero portate a fare Pet Therapy , però la natura non ti consegna un pacchetto pronto all’uso da portare in seduta dando per scontato che si diverta o che non abbia difficoltà . Un cane lavora con te in questo campo se prima tu hai lavorato con lui, gli hai reso tollerabili se non piacevoli alcuni elementi che faranno parte del vostro lavoro quotidiano ( come può essere banalmente una sedia a rotelle ) e gli hai fatto capire che in qualsiasi momento, non appena si sentirà a disagio, potrà rivolgersi a te per uscire dalla situazione.
Dunque tutti i cani possono fare Pet Therapy, ma non tutti i cani hanno voglia di fare Pet Therapy ; a volte l’operatore si trascina dietro un animale rassegnato, apatico alle situazioni che vive in seduta e che si lascia manipolare e fare molte cose non perché è buono e bravo, ma semplicemente perché ha detto di no più volte, ma si è rassegnato perché nessuno l’ha ascoltato. Questi sono i soggetti che lavoreranno per te e non con te e con questi soggetti non nascerà mai una relazione con il paziente , poiché non sono in relazione con il proprietario.
Il proprietario: una presenza fondamentale
Da qui un ‘altra necessità che spesso viene trascurata : perché il cane si senta sicuro e protetto in seduta ha bisogno della presenza attiva del suo proprietario . Sono venuta a conoscenza di associazioni che lavorano addestrando una serie di cani selezionati , che sono di proprietà dell’addestratore o dell’ associazione e che vengono semplicemente prelevati dagli operatori per essere portati in seduta ; in questo caso viene a mancare tutta la componente relazionale, insomma è come se vi venisse chiesto di svolgere un lavoro assieme ad un’altra persona che voi non avete mai visto e che soprattutto parla una lingua diversa dalla vostra.
Ecco perché , personalmente, prediligo le scuole che formano il cane ed il padrone come un binomio che può operare con diversi pazienti ed in diversi contesti. Il percorso è lungo e prevede un esame per la persona ed un corrispondente esame per il proprio cane, non tanto perché si richiede che svolga delle performance durante le attività, ma più che altro per testare se è abbastanza resistente e docile da poter vivere positivamente l’esperienza della Pet Therapy.
Le figure importanti per una buona seduta di Pet Therapy
Un’altra figura da non tralasciare in questi interventi è quella dell’ arbitro della relazione, ovvero della persona formata in Pet Therapy che segue tutto il progetto senza cane, affiancando il binomio uomo-cane che lavora. Oggi questa figura non è più obbligatoria, ma rimane a mio avviso indispensabile .
Vi sono poi altre figure d’affiancamento che variano a seconda del tipo di progetto e del tipo di paziente , ovvero i diversi operatori della struttura , lo piscologo o pischiatra del paziente, il fisioterapista o medico curante ed il medico veterinario che può essere richiesto per garantire ancor di più la salute psicofisica dell’animale . Come operatrice di Pet Therapy ho notato quanto sia fondamentale collaborare con tutte queste figure e creare una sorta di team che dia vita ad un vero e proprio progetto dove si prescrive ciò che è meglio per il paziente.
L’errore più grande, però, sarebbe considerare ogni paziente rispetto alla sua patologia e non come individuo e perciò sono fondamentali gli operatori della struttura e lo psicologo che possono raccontare chi sia quel paziente e quali siano le cose che predilige piuttosto che i suoi punti di debolezza.
Durante le sedute di Pet Therapy non vi sono solo le attività pratiche ( esercizi e giochi che animale e paziente fanno insieme e che hanno ciascuna degli obbiettivi precisi e calibrati), ma anche le attività teoriche. Queste ultime sono riferite al cane o agli animali in generale, ma il cane non partecipa direttamente ( a volte non è neppure presente) ; queste attività sono fondamentali sia per educare i più giovani al corretto approccio al cane ad esempio attraverso i pupazzi, sia per fare attività di memoria e stimolazione cognitiva usando come gancio l’argomento cane o mondo animale, ma senza lavorare direttamente con lui.
Le attività di questo tipo non solo consentono al cane dei momenti di pausa, ma consentono agli operatori di creare una relazione con il paziente e di cercare di stimolarlo a livello cognitivo o nei suoi movimenti
In questo modo, affiancando attività teoriche e pratiche , un progetto di Pet Therapy diventa una piena immersione nel mondo animale ed un cammino a sei zampe guidato da determinate prescrizioni ed obbiettivi, ma che lascia anche spazio al paziente per esprimere se stesso e confrontarsi con la diversità animale.
Livia – Ed. Cinofila Orma di Maya
Orma di Maya: ecco chi siamo!
Orma di Maya è un’idea nata nel 2013, da Simone e Giulia, ispirandosi alla loro splendida beagle; diffondere una corretta e sana cultura cinofila era il punto cardine di questo ambizioso progetto; a loro si è unita poi Alessandra nel 2016, per occuparsi di alcuni nuovi servizi che si voleva implementare.
Orma di Maya è un’Associazione Sportiva Dilettantistica. Nel corso di questi anni è diventata molto più che una semplice associazione, diventando punto di riferimento per la cinofilia in Piemonte ma non solo, offrendo ai suoi tesserati grandi possibilità di crescita e confronto, grazie anche alla collaborazione con le più importanti realtà cinofile del torinese e non (veterinari, veterinari esperti di comportamento, centri cinofili, negozi per animali, ecc ecc); è stata in grado di creare un importante network che lavora in sinergia, portando dei grossi benefici a tutta la rete.
Orma di Maya è “passeggiate per il tuo cane (dog walker)” ma anche “dogsitter per matrimoni (wedding pet sitter)”, è “educazione cinofila per cuccioli e per cani adulti” ma anche “organizzazione di eventi cinofili di ogni tipo con i più prestigiosi docenti nazionali ed internazionali”.
Ad oggi Orma Di Maya può contare sulla preziosa collaborazione di una serie di figure altamente qualificate nel suo organico, tutte formate nei più diversi ambiti cinofili, come l’addestramento, l’educazione e la pet therapy