E va bene: nasini alla francese sono altri, è vero. Ma il bello del Bull Terrier sta anche lì: in quel muso lungo all’ingiù similtapiro che ne rende il profilo inconfondibile, unico e anche – ad averci confidenza sennò evitare – sbaciucchievole per una lunghezza davvero terapeutica. Certo è un cane impegnativo, la cui genesi da antenati impiegati per averla vinta sui tori si fa ancora sentire in termini di esuberanza, territorialità e predatorio. Ciò non toglie che come gli altri ‘bull’ sappia anche essere un eccellente compagno di vita e di giochi. Anzi, il fatto che non abbia sottopelo lo rende freddoloso e inadatto alla vita all’aperto. In appartamento invece lui sta benone, ma bisogna farsi aiutare educandolo e insegnandogli a canalizzare le proprie inesauribili energie in maniera funzionale alle attività domestiche, pena la quasi scontata distruzione del mobilio, qualunque sia il materiale. In compenso impara tutto volentieri, innamorato com’è del suo umano e del suo branco familiare verso cui semmai c’è il rischio che diventi possessivo.
Se ben gestito, è il SuperEroe della simpatia e coi suoi sguardi buffi sa bene come rinfrancare gli spiriti umani. Lo sa bene l’illustratore brasiliano Rafael Mantesso: la fine di un matrimonio come tante, e la moglie che se ne va lasciandolo in un appartamento vuoto e tutto bianco, con il cane tutto bianco. Ebbene: il bull terrier Jimmy Choo per lui è diventato ispirazione, facendone la fortuna anche professionale ma – soprattutto – aiutandolo a superare quel brutto momento trasformandosi di volta in volta in Superman, cantante pop, angioletto o sex symbol, protagonista del Trono di Spade e perfino nasuta Venere del Botticelli. Una vera star in tutte le salse, insomma, e un SuperEroe per Mantesso che grazie a lui ha ritrovato slancio creativo oltre a certa popolarità. Muscoloso, compatto, esuberante, ha bisogno di fare tanto movimento. Poi magari si schiocca ore sul divano in un buon sonno ristoratore, ma guai a lasciarsi ingannare dalle apparenze: è solo in ricarica in vista di nuove avventure. Di suo tende a utilizzare spesso il morso come forma di interazione, e gli andrà quindi insegnato a sostituire la pratica con altre modalità di comunicazione. D’altronde, si diceva, la sua storia un pochino lo segna ancora, malgrado le selezioni oggigiorno si orientino ad amplificarne la socievolezza. Era la vecchia vecchia Inghilterra: lì venne avviata la creazione di questa razza a partire da una ormai estinta, l’Old English bulldog, incrociata con varie tipologie di terrier. Da questo lavoro è nato lui, che abbina la velocità tipica del terrier al morso potente del bulldog – in lui allungato in estensioni coccodrillesche – che gli serviva per combattere contro orsi o tori, donde il soprannome di ‘gladiatore’. Di SuperPoteri questo cane ne ha tanti. Ha però bisogno, come un Batman col suo Robin, di persone che lo aiutino ad utilizzarli nella maniera corretta. Così casa vostra sarà sempre un po’ Gotham City… emozionante, no?