Chi sono i “cani killer”? Sono animali che hanno aggredito una persona sconosciuta, amica , o addirittura appartenente al loro nucleo familiare causandone la morte o ferite gravi.
Questi animali sono dunque marchiati come “assassini” dai giornali, dall’opinione pubblica , dai proprietari stessi ed anche da alcuni esperti del settore cinofilo. Divengono dunque cani irrecuperabili, pericolosi ed ingestibili che devono essere rinchiusi in una gabbia a vita senza mai uscire oppure, molto spesso, soppressi.
Isolando od uccidendo questi animali “assassini”, le persone si sentono al sicuro e comprese: il cacciatore ha sparato al lupo cattivo, siamo tutti salvi e le vittime sono state rispettate e vendicate.
Eppure in realtà il killer non è un mostri, ma un individuo che non è stato compreso e rispettato ed è dunque arrivato ad agire per disperazione, per frustrazione o per paura.
Il caso di Sid: è davvero un cane killer?
La figura del “cane assassino” è ormai talmente tanto radicata nella nostra società “animalista” , che alcuni animali vengono etichettati come killer con facilità e leggerezza senza neppure approfondire le vicende di cui sono protagonisti.
Pensiamo al caso di Sid: il Bull Terrier che avrebbe ucciso il suo addestratore mentre i proprietari erano assenti. Poche ore dopo la morte del ragazzo, tantissime testate giornalistiche riportavano titoli come “Addestratore sbranato dal cane dei suoi clienti” oppure “Bull Terrier uccide a morsi un ragazzo”; queste parole forti e crude in prima pagina, hanno segnato la vita di Sid e di tanti altri cani come lui.
Eppure, tutti gli articoli sono stati scritti prima dell’autopsia e delle necessarie verifiche . Infatti solo dopo è emersa la verità : il ragazzo ha avuto un malore, è morto davanti al cane che lo ha scosso ripetutamente con la bocca cercando di svegliarlo. Dunque, quello che sembrava un brutale assassinio non è altro che il gesto disperato di un amico che, incredulo di fronte alla morte, cerca di rianimare il suo compagno come meglio può.
Ovviamente i giornali hanno subito ritrattato e pubblicato la verità sulla vicenda, ma purtroppo questo non è bastato a cancellare le parole passate: le persone si ricorderanno sempre di Sid come di un killer e dei Bull Terrier come di cani pericolosi e cattivi.
Come aiutare i “cani-killer”?
Per comprendere meglio chi sono questi cani e come li si può aiutare, abbiamo chiesto il parere di Nicola di Pardo (istruttore cinofilo e responsabile del settore cinologico SIUA) e di Serena Fiorilli (istruttore cinofilo); entrambi collaborano con diversi canili nel territorio nazionale e si occupano del recupero comportamentale di moltissimi cani.
Nicola e Serena si sono mostrati subito entusiasti e disponibili nel raccontarci le loro esperienze:
“Nicola, raccontaci di un caso che hai seguito e che ti ha appassionato particolarmente”:
-Sono rimasto molto legato a Lothar: cane Corso di circa due anni, arrivato da noi in canile poiché aveva seriamente aggredito diverse persone alla fermata dell’autobus. Lothar è stato accalappiato da un addestratore dopo l’episodio e scortato da lui e dai carabinieri fino al nostro canile.
Solo indagando sulla vicenda , abbiamo potuto scoprire i motivi del suo comportamento. Lothar, infatti, non è impazzito improvvisamente diventando aggressivo: qualcuno ha aggredito Lothar con dello spray al peperoncino rendendolo cieco e dolorante; in quella situazione di terrore, l’animale ha cercato di difendersi come poteva mordendo tutti coloro che gli capitavano a tiro.
Dopo quest’esperienza traumatica , Lothar era inavvicinabile:era impensabile anche solo entrare o avvicinarsi al suo box . Purtroppo aveva paura di tutte le persone ed aveva imparato che poteva allontanarle attraverso il morso. Dopo un mesetto di lavoro e di avvicinamento in box, Lothar ha iniziato ad aprirsi con me e siamo potuti uscire serenamente in passeggiata. Si era legato moltissimo a me, perciò l’ho aiutato ad avvicinarsi anche ad altri operatori e volontari del canile in modo che potesse riprendere fiducia nell’uomo.
Il lavoro complessivo è durato un anno, dopo il quale Lothar è finalmente tornato a casa dalla sua proprietaria.
L’esperienza di Serena con il cane Max
“Serena, anche tu hai una storia da raccontarci?”
-Certo! Mi è rimasta molto impressa la vicenda di Max, un simil Dogo Argentino. Il proprietario lo ha trovato in Sicilia quando aveva circa un mese di vita ed ha deciso di portarlo a Bologna con sé. Max passava molo tempo nel furgone del proprietario, mentre quest’ultimo svolgeva il suo lavoro di idraulico.
Un giorno un passante si è avvicinato troppo al furgone e Max lo ha aggredito per difendere il suo territorio. Da quell’episodio il cane ha continuato a vivere in furgone, ma legato con un guinzaglio; insomma il proprietario ha solo preso delle insignificanti precauzioni senza lavorare sul problema in sé.
Infatti la situazione è degenerata: Max aveva imparato che mordendo otteneva qualcosa ed ha iniziato ad aggredire e minacciare tutti i componenti del nucleo familiare. Inoltre il proprietario reagiva ad i disagi di Max con punizioni fisiche e violente, con la contenzione e la repressione; il cane ci ha messo poco a capire che il problema era proprio il suo referente umano e quest’insana relazione è sfociata in aggressione.
All’ennesimo rimprovero assertivo e fisico del proprietario, Max si è ribellato aggredendolo con diversi morsi che sono costati alla persona più di un centinaio di punti sulla schiena.
Il proprietario ci ha consegnato Max con l’intento di riportarlo a casa con lui dopo il lavoro in canile, ma io mi sono rifiutata poiché l’aggressività del soggetto era legata alla relazione con il proprietario e l’unica soluzione era allontanarli. Quindi Max è rimasto in canile con noi e dopo un intenso lavoro rieducativo ora è un cane abbastanza sereno; non ha un alto indice di adottabilità anche perchè ha già nove anni, ma almeno può passare una vita serena e dignitosa in canile ed avere relazioni sane con diverse persone.
I “cani-killer” possono essere recuperati?
“Le vostre storie a lieto fine sono molto confortanti , ma quindi tutti i cani “killer” possono essere recuperati?”
Dipende cosa si intende per “recupero”; noi cerchiamo di dare nuovi strumenti ai cani per uscire da situazioni critiche. Dandogli nuove competenze per risolvere un problema, gli facciamo capire che mordere non è l’unica risorsa in loro possesso.
Un cane recuperato è comunque un ex morsicatore e dunque non dovrà mai essere messo nella stessa identica situazione che l’ha portato al morso, altrimenti è probabile che ripeta l’azione. Ad esempio, se un soggetto è in canile poiché ha aggredito un bambino, non lo faremo mai adottare da una famiglia con dei figli piccoli; questo per tutelare sia i bambini che il cane stesso, poiché lo andremmo ad inserire in una situazione per lui critica e di disagio.
Questi cani devono essere soppressi?
“Quindi non esistono cani irrecuperabili che devono necessariamente essere soppressi?”
Assolutamente no, la soppressione è sempre evitabile se viene dato al cane il tempo necessario per riprendersi ed agli istruttori cinofili il tempo di lavorare con lui.
Le alternative ci sono : si può e si deve lavorare con i soggetti, si può affiancare una terapia farmacologica prescritta dal veterinario comportamentista, si può mettere il soggetto pericoloso in appositi box di sicurezza o in casi critici ricorrere alla limatura dei denti.
Dunque la soppressione è sempre l’ultima spiaggia, che non dipende solo dalla pericolosità del cane, ma da molti altri fattori. Infatti spesso alcuni soggetti vengono condannati a morte poiché non ci sono strutture adeguate per accoglierli, o abbastanza denaro per pagare uno Staff che si prenda cura del loro recupero comportamentale. Inoltre l’opinione pubblica gioca un ruolo fondamentale: molte persone, arrabbiate e impaurite, vogliono vedere questi killer messi alla gogna, puniti ed uccisi. Infatti, il cane che diviene caso mediatico e quindi odiato da tante persone, è molto più difficile da recuperare: nascono profondi rancori e pregiudizi, molta gente ha paura di interagire con questi animali che vengono dunque isolati.
“Dunque, possiamo affermare che la disinformazione può condannare a morte un cane?”
Purtroppo si, in molti casi la notizia si diffonde a macchia d’olio, marchiando il soggetto per sempre.
Molti giornali si preoccupano solo di scrivere una notizia che fa scalpore, come quella di un cane che aggredisce il bambino di casa , senza preoccuparsi di riportare la realtà dei fatti ed i motivi che hanno spinto l’animale ad agire. Nessuno si chiede se il bimbo fosse stato lasciato solo con il cane, che cosa fosse successo prima e dopo, quali fossero le condizioni di vita dell’animale…
Ci sono moltissimi fattori che devono essere tenuti in considerazione, ma che purtroppo non vengono riportati poiché non fanno audience e scalpore.
Cosa dice la legge?
“Oltre alla soppressione, cosa impone la legge ad un cane Killer?”
Ogni Comune ha le sue specifiche leggi a riguardo, comunque nei casi più critici viene imposta la limatura dei denti e come ultima spiaggia la soppressione dell’animale.
Dopo l’episodio di aggressione, il cane viene messo in isolamento per circa un mese in modo che possa essere visitato da un veterinario comportamentalista . Quest’ultimo definisce l’indice di aggressività dell’animale ed il suo indice di pericolosità.
Tuttavia in quest’analisi viene messa poco in conto la soggettività del cane , ed è necessario il lavoro dell’istruttore cinofilo per comprendere l’individualità dell’animale ed aiutarlo a superare il suo problema nello specifico. Dunque, anche i cani con altissimo indice di pericolosità ed aggressività possono essere riabilitati e vivere una vita dignitosa, se si possiedono tutti gli strumenti per aiutarli.
I cani impazziscono?
“E’ vero che i cani impazziscono e mordono colpiti da raptus di follia?”
Assolutamente no, ci sono sempre dei moventi che provocano l’aggressione.
Molto spesso un cane arriva a mordere a causa di un’incomprensione: il proprietario non riconosce i segnali comunicativi del cane e non è in grado di comunicare con l’animale. Magari l’eterospecifico ha avvisato più volte che quell’azione o situazione lo metteva a disagio, ma nessuno l’ha ascoltato e compreso , dunque l’animale arriva a mordere poiché non sa più come affrontare quel problema.
Inoltre ricordiamo che i cani tra loro utilizzano spesso la bocca ed il morso per comunicare, ma noi abbiamo la pelle molto più delicata e lo stesso morso ha effetti molto più gravi su un uomo piuttosto che su un altro cane.
Un fattore scatenante: la prevaricazione
Un ‘altro fattore scatenante è la prevaricazione: al proprietario non importa chi sia quel cane, non gli interessa la sua natura né la sua soggettività. Ciò avviene quando la persona si impone sul cane in modo fisico e violento, ma anche quando non gli permette di vivere esperienze appaganti (camminare ed annusare per boschi, conoscere altri cani, vivere momenti in libertà).
Inoltre il proprietario prevarica il cane anche quando gli impone di essere ciò che non è : un figlio, un bambino da tenere in braccio, un partner da cui ricercare particolari conferme affettive…
Questi maltrattamenti, più o meno evidenti, schiacciano i cani e li privano della libertà; ci sono alcuni soggetti che reagiscono accettando gli abusi e si spengono completamente dimenticando chi sono , mentre altri soggetti semplicemente si ribellano mettendo in discussione ciò che noi gli imponiamo ingiustamente.
Esistono comunque anche soggetti che, purtroppo, impazziscono ma è veramente raro che accada.
Vi sono inoltre anche cani che mordono perchè soffrono fisicamente e sono dunque molto irritabili quando vengono manipolati nelle zone in cui provano dolore.
Nonostante tutto ciò, a volte è necessaria anche la terapia farmacologica , oltre alla rieducazione comportamentale. Ecco perchè noi e tutti gli istruttori lavoriamo affiancati da un veterinario comportamentalista, che può prescrivere farmaci in caso di necessità.
In conclusione, possiamo affermare che c’è una via d’uscita per ogni cane, una speranza di rinascita ed una vita dignitosa per ogni soggetto.
Forse basterebbe smettere di etichettare tutto come bianco o nero, buono o cattivo; ogni animale è un individuo pensante e con la sua soggettività, e se non la rispettiamo e comprendiamo la colpa è solo nostra poiché non sappiamo andare oltre al titoletto in prima pagina.
Invito tutti i lettori a riflettere prima di giudicare, per comprendere che il “lupo cattivo” non deve essere isolato e punito, ma solo compreso ed aiutato. Altrimenti questi incidenti si ripeteranno, altre persone perderanno la vita o si faranno male e moltissimi cani perderanno la libertà.
In questi casi i colpevoli siamo noi, che con l’ignoranza e la disinformazione non diamo a questi animali la possibilità di vivere la loro vita e di essere tanto altro oltre ad un “Cane Killer”.
Livia – Ed. Cinofila Orma di Maya
Orma di Maya: ecco chi siamo!
Orma di Maya è un’idea nata nel 2013, da Simone e Giulia, ispirandosi alla loro splendida beagle; diffondere una corretta e sana cultura cinofila era il punto cardine di questo ambizioso progetto; a loro si è unita poi Alessandra nel 2016, per occuparsi di alcuni nuovi servizi che si voleva implementare.
Orma di Maya è un’Associazione Sportiva Dilettantistica. Nel corso di questi anni è diventata molto più che una semplice associazione, diventando punto di riferimento per la cinofilia in Piemonte ma non solo, offrendo ai suoi tesserati grandi possibilità di crescita e confronto, grazie anche alla collaborazione con le più importanti realtà cinofile del torinese e non (veterinari, veterinari esperti di comportamento, centri cinofili, negozi per animali, ecc ecc); è stata in grado di creare un importante network che lavora in sinergia, portando dei grossi benefici a tutta la rete.
Orma di Maya è “passeggiate per il tuo cane (dog walker)” ma anche “dogsitter per matrimoni (wedding pet sitter)”, è “educazione cinofila per cuccioli e per cani adulti” ma anche “organizzazione di eventi cinofili di ogni tipo con i più prestigiosi docenti nazionali ed internazionali”.
Ad oggi Orma Di Maya può contare sulla preziosa collaborazione di una serie di figure altamente qualificate nel suo organico, tutte formate nei più diversi ambiti cinofili, come l’addestramento, l’educazione e la pet therapy