Origine: Cina
Vita media: 9 – 11 anni
Carattere: fedele, riservato, affettuoso, indipendente
Peso: maschio 24,9–29,5 kg ; femmina 18,1–24,9 kg
Altezza: 46 – 51 cm
Pelle di sabbia: ecco il significato del nome di questo cane. Esistono tre diverse scuole di pensiero sull’origine di questo nome.
Alcuni esperti ritengono che il nome “pelle di sabbia” sia collegato al colore del suo pelo; altri invece credono che lo shar pei debba il suo nome al fatto che il suo mantello risulti ruvido al tatto, proprio come la sabbia. Un’ultima teoria invece fa derivare questo nome al fatto che le pieghe della pelle di questo cane ricordano le dune di sabbia nel deserto.
Le origini di questa razza risalgono molto indietro nel tempo, alla dinastia cinese Han. Questo cane veniva impiegato per tantissimi scopi: come cane pastore per controllare il gregge, come guardia alla casa del proprietario, o anche come cane da caccia.
Il periodo della dinastia Han corrisponde indicativamente a quello dell’impero romano. In Occidente questa razza veniva però usata per i combattimenti (anche contro orsi e leoni), mentre in Cina questi cani venivano usati solo per scopi utilitaristici.
In Cina si iniziò ad usare questa razza per i combattimenti solo molti secoli dopo la dinastia Han. Visto il loro nuovo utilizzo, alcuni allevatori decisero di aumentare gli aspetti bellici di questi cani: il manto ruvido, ad esempio, fu elaborato perché risultasse sgradevole nella bocca dell’avversario.
Mentre venivano modificate alcune caratteristiche di questa razza, in Cina arrivarono altri cani da combattimento come i bulldog e lo shar pei non riuscì più a competere con i nuovi arrivati. Il loro allevamento fu abbandonato ed il numero di esemplari calò notevolmente.
Il pericolo maggiore per questi cani fu il comunismo. I cani furono considerati un lusso e quindi furono imposte altissime tasse alle famiglie che ne possedevano uno. Negli anni Cinquanta, quindi, pochissimi esemplari di shar pei erano ancora in vita.
Negli anni Settanta un giovane cinofilo si appassionò alla razza e un giorno gli capitò fra le mani una copia della rivista “Dogs”, dove compariva la foto di uno shar pei e la didascalia che affermava che quello era uno degli ultimi esemplari rimasti. Fu così che il giovane cinofilo decise di iniziare una campagna per salvare questa razza.
Scrisse una lettera al giornale Dogs, la quale si concludeva con una preghiera nei confronti di tutti gli americani, amanti dei cani, per salvare questa razza. Grazie a questa lettera nel 1973 lo shar pei venne ufficialmente salvato dall’estinzione. Arrivarono tantissime altre lettere di allevatori che volevano procurarsi una coppia di cuccioli di questo cane. Nel 1974, però, i soggetti esistenti erano solo una dozzina. Il Guinness dei primati riconobbe a questa razza il record di cane più raro del mondo.
In Italia lo shar pei arrivò negli anni Ottanta, ma rimase quasi sconosciuto.
L’alimentazione deve essere molto curata, per evitare gravi malattie della pelle a cui il cane è particolarmente soggetto.