La denominazione cane di San Bernardo, dal santo di Aosta, venne usata per la prima volta nel 1862, in occasione di un’esposizione cinofila, e si iniziò ad usare universalmente verso il 1880.
Probabilmente i primi cani di questa razza vennero donati, da alcune famiglie di nobili del Vallese, ai canonici dell’Ospizio del luogo, come protezione dai frequenti episodi di brigantaggio e numerosi altri impieghi. Questi cani, ad esempio, fornivano forza motrice (un dispositivo a mulino, azionato dai cani, muoveva l’enorme spiedo della cucina dell’ospizio).
Ma gli impieghi che li resero celebri nel mondo, furono quelli di ausiliari dei canonici nel tracciare la pista nella neve fresca, prevedere la caduta di valanghe e ritrovare i viaggiatori dispersi col maltempo.
Fra di loro, il più famoso fu Barry I (1800-1814), resosi protagonista del salvataggio di almeno 40 persone. Alla sua morte, il suo corpo venne imbalsamato e conservato presso il Museo di Storia Naturale di Berna, e da allora il miglior maschio di ogni cucciolata dell’allevamento dell’ospizio prende il nome di Barry.
In Italia, negli anni ’60, un gigantesco San Bernardo chiamato Mischa raggiunse il peso di 118 kg con un’altezza superiore ai 90 cm al garrese e, nonostante questa enorme massa, visse quasi 14 anni senza problemi.
Il San Bernardo è diffuso in tutti i continenti, anche in Africa. In Sudafrica esiste da oltre 20 anni, infatti, un club che lo tutela e ne promuove la corretta selezione anche in quel continente.