Michele dell’Olio ci apre le porte del suo rifugio e ci racconta della sua piccola-grande famiglia
In una società che si sta evolvendo verso un animalismo profondo e consapevole, le realtà no profit a favore degli animali sono sempre più riconosciute ed apprezzate. Tuttavia, attorno a quelle molto più conosciute come la LNDC (Lega nazionale per la difesa del cane), la LAV (Lega anti vivisezione) o l’ENPA (Ente nazionale protezione animali), vi sono anche alcune associazioni e progetti più piccoli, ma non per questo meno utili ed importanti.
Un progetto che ho avuto la fortuna di conoscere è il “Fight The Prejudice Pitbull Project”, un’associazione che si occupa della tutela e del benessere dei cani situata a Bisceglie (BT).
Il fondatore del progetto ne ha registrato il logo e produce il merchandising dell’associazione con quel logo come marchio di fabbrica e di unicità.
In questo modo si può finanziare il progetto con l’acquisto dei diversi capi di abbigliamento prodotti dall’associazione stessa, oltre che con le donazioni classiche.
Per conoscere meglio la “Fight The Prejudice Pitbull” ho contattato Michele Dell’Olio, fondatore e gestore di tutto il progetto, che ha raccontato con passione la sua storia e quella del FTPP.
Come è nato il “Fight The Prejudice Pitbull”? In cosa consiste il progetto?
L’associazione nasce dalla volontà di creare un sostegno ed un rifugio per tutti quei cani che necessitavano di cure. Abbiamo iniziato con i Pitbull e ci siamo occupati non solo di accoglierli e mantenerli, ma anche del loro recupero comportamentale. Dopo questo percorso, affiancato da istruttori e da veterinari comportamentisti, molti dei nostri ospiti hanno trovato una nuova famiglia. Il progetto consiste dunque nell’ospitare ed aiutare su tutti i fronti i cani di qualsiasi razza ed età, per assicurargli un futuro migliore.
Definiresti il FTPP come un canile-rifugio o piuttosto come un luogo che offre dei percorsi di stallo casalingo?
Direi che è un ibrido, un insieme di realtà. Tuttavia, mi piace definirlo un rifugio, perché trovo che la parola rispecchi bene la mia idea. Il FTPP è un’oasi sicura, appunto un rifugio lontano dal mondo dove i miei cani possono trovare nuove opportunità di vita ed i momenti di serenità che meritano.
Il rifugio è situato proprio dietro casa mia, in questo modo posso occuparmi al meglio dei miei ospiti temporanei e dei cani che ho invece adottato definitivamente. Per i cani in stallo, ho costruito personalmente quattro recinti dietro la mia abitazione; i recinti sono ampi, in modo che ogni cane abbia la sua cuccia ed i suoi spazi.
Tutti i miei stalli provengono da altre associazioni, da sequestri, oppure direttamente dal canile; non chiedo mai alcun compenso per i cani che ospito, preferisco auto finanziarmi ed affidarmi completamente ai miei sostenitori.
Ovviamente, tutto questo è un rifugio anche per me: se non vedessi ciò che ho costruito come il mio posto felice in cui, appunto, rifugiarmi; se non amassi così tanto la mia creazione come potrei svegliarmi alle 6 tutte le mattine per dedicarmi costantemente ai miei cani? Non esistono ferie, non esistono malattie… Insomma, mi sono portato il lavoro a casa, ma amo così tanto ciò che faccio che mi viene difficile definirlo “lavoro”.
Perché “Fight The Prejudice Pitbull”? Come è nato il nome dell’associazione e, di conseguenza, il brand collegato ad essa?
Diciamo che ogni 10-15 anni c’è una nuova razza discriminata. Ora tocca al Pitbull o al Terrier di tipo Bull in generale. Qui al Sud i canili sono stracolmi di Pitbull; questo perchè la gente li adotta senza avere le conoscenze e le competenze per educarli correttamente e poi li abbandona appena mostrano qualsiasi segno di disagio. Non sono cani per tutti, o meglio, non tutte le persone meritano di convivere con questi splendidi cani. Io lo so perché ho adottato la mia Jolie, una Pit testarda ma incredibilmente intelligente ed affettuosa; ho sempre dato a Jolie delle regole chiare, senza però impormi attraverso la forza o l’arroganza. Abbiamo costruito la nostra vita insieme fatta compromessi: Jolie infatti vorrebbe essere “figlia unica”, però deve convivere con gli altri miei cani e con alcuni dei cani ospiti. Ovviamente seleziono i cani da affiancarle, per non stressare troppo né lei né gli altri ospiti.
In questo modo possiamo vivere tutti serenamente ed io non forzo la natura di Jolie.
Mi ha colpito, in Jolie come in molti altri Pitbull, la forza d’animo che mostrano in molte situazioni; sono cani forti caratterialmente, poiché trovano sempre il coraggio e la spinta per ricominciare nonostante le brutte esperienze.
Insomma la mia grande ammirazione verso questa razza e la mia grande rabbia verso l’ignoranza ed il pregiudizio mi ha portato a creare questo logo. Dunque, la gente che compra i miei capi d’abbigliamento non porta addosso solo un marchio, ma un’idea ben precisa.
Tutte le associazioni animaliste hanno le loro magliette e felpe; tuttavia io volevo creare delle collezioni uniche e di qualità che non fossero indossate solo per lavorare in canile, ma anche per uscire il sabato sera.
Chi sono i tuoi cani? Ed invece chi sono i cani ospiti che stanno ancora cercando casa?
I cani di mia proprietà sono 7 e vivono con me. La porta di casa mia è sempre aperta poiché dispongo di un ampio spazio recintato in cui i miei animali girano liberi e decidono spontaneamente quando tornare.
Questo stile di vita mi ha permesso di adottare Penny: una cagnolina completamente selvatica e di conseguenza molto diffidente verso gli esseri umani.
Penny non sarebbe mai stata adottata ed avrebbe passato la sua vita in canile, se io non avessi deciso di accoglierla nel mio rifugio: ora lei è libera di girare per i miei terreni, di prendersi le sue distanze dal mondo e di tornare da noi quando ha bisogno di un luogo sicuro. Certo, a volte anche lei deve scendere a compromessi: ogni tanto deve sorbirsi il cambio dell’antiparassitario oppure qualche visitina dal veterinario.
La situazione è un po’ diversa per Mia e Jolie: vivevano con me in appartamento prima che mi trasferissi, dunque continuano la vita casalinga a cui sono abituate.
È Jolie che sceglie chi può rimanere e chi invece sarà solo di passaggio: cerco di adottare definitivamente solo i cani compatibili con lei, in modo da non stressare troppo né lei né gli altri cani.
I cani in stallo, ovvero quelli che adesso vivono con me, ma stanno ancora cercando una casa definitiva, sono sistemati nei recinti fuori da casa nostra. In questo modo posso occuparmene costantemente e senza dover mai delegare l’impegno ad altri, posso monitorarli la notte e dargli una sorta di famiglia temporanea. Ovviamente, la mia esperienza in canile mi ha insegnato che non si possono creare legami “morbosi” o comunque troppo stretti ed esclusivi con i cani in adozione. Questo perché si rischierebbe di destabilizzarli troppo e di fargli vivere in maniera traumatica il distacco dal rifugio, quando finalmente troveranno casa.
Due dei miei ospiti temporanei sono il pastore olandese Jonny e la sua dolcissima compagna Mora, che provengono dal sequestro nel Dog Hostel di Andria. Quando sono arrivati erano terrorizzati dalle persone e dunque inavvicinabili; tuttavia con un lungo e costante percorso di recupero comportamentale durato un anno, ora Jonny e Mora sono più sereni e sono pronti per essere adottati.
Ci tengo a precisare che quello di Jonny e Mora non è un caso: tutti i miei stalli sono veri e propri recuperi e possono durare anche anni. Il cane esce dal mio rifugio solo quando è pronto ad affrontare la vita fuori e solo quando il percorso riabilitativo si è concluso. Inoltre i miei controlli pre e post affido sono molto rigorosi, voglio la famiglia perfetta per ognuno dei miei cani!
Insomma, tantissimi quadrupedi tutti diversi ed unici rendono speciale il Fight The Prejudice Pitbull, ma sono coinvolti anche bipedi? Quali sono le persone che hanno reso possibile tutto questo?
Sicuramente devo ringraziare la mia compagna Maria, che vive insieme a me questa realtà e che non solo mi aiuta nei lavori di tutti i giorni, ma mi sostiene anche moralmente credendo sempre in me e nel progetto. Poi c’è la nostra splendida figlia Beatrice, che ci aiuta con le pappe dei cani e con alcuni lavoretti in rifugio ed è un’ottima spalla nonostante abbia solo quattro anni.
Ovviamente devo ringraziare tutte le persone che ci seguono sui Social e che ci sostengono ogni giorno con le donazioni: il Fight The Prejudice siete voi che comprate la felpa, che pubblicizzate il brand ad amici e parenti, che utilizzate i miei prodotti come regalo o che decidete di fare una semplice donazione. Dunque non posso non ringraziare tutti i miei sostenitori, coloro che nonostante la distanza si sono affezionati a me ed ai miei cani e che si preoccupano delle condizioni psico-fisiche degli ospiti. Recentemente hanno diagnosticato ad uno dei miei cani (Mia) una brutta malattia per la quale purtroppo non c’è cura; ho pubblicato la notizia su Facebook e subito ho ricevuto moltissimi messaggi di conforto. Quelle attenzioni e preoccupazioni sincere hanno aiutato me e Mia a non sentirci soli e ad affrontare insieme ciò che le resta da vivere.
Sembra che l’associazione abbia moltissimi sostenitori, ma quali sono le occasioni per conoscere il progetto?
Prima di tutto ci sono i Social; io cerco di essere molto attivo su Facebook pubblicando notizie ed aggiornamenti sul rifugio in modo da condividere con tutti le nostre emozioni. Dopodiché ci sono gli eventi come le “Walk-in day”: alcuni studi di tatuaggi in tutta Italia mettono a disposizione i loro tatuatori per una giornata intera in cui i clienti possono scegliere un tatuaggio a tema cane ,o meglio mondo animale, da realizzare il giorno stesso. Tutti i soldi sono devoluti all’associazione ed inoltre tutti i tatuaggi sono eseguiti con il burro per tatto marchiato sempre Fight The Prejudice: un ottimo prodotto che aiuta sia nella realizzazione che nella cura del tatto, e che è possibile acquistare negli studi che aderiscono al progetto.
Inoltre, recentemente il FTPP è arrivato anche nelle scuole: sono stato chiamato a svolgere delle lezioni in classe in cui non solo raccontavo la mia storia, ma mi dedicavo anche all’educazione dei più piccoli verso il mondo dei cani. Iniziare questi progetti educativi sui banchi di scuola, è un’ottima base per evitare la disinformazione che causa poi incidenti e pregiudizi verso i cani.
Come vedi la Fight The Prejudice Pitbull tra dieci anni?
Esattamente così com’è! Spero ovviamente che tutti i miei cani in stallo trovino presto casa, di avere la possibilità di ospitarne di nuovi e che molte più persone vengano a sapere della nostra esistenza. Tuttavia non ho progetti o obbiettivi per modificare o ingrandire questa realtà: desidero che rimanga un piccolo rifugio in cui posso seguire bene pochi casi alla volta, in modo da dedicarci tutto il tempo e la costanza possibile.
Mi piacerebbe inoltre riuscire a creare un accesso al rifugio, che permetta di entrarvici senza passare da casa. Questo per tutelare i miei cani in casa (soprattutto Jolie) e per rendere a tutti la vita più semplice.
Dunque il mio rifugio mi soddisfa com’è, stiamo facendo grandi cose partendo da piccoli passi…e se guardo al futuro vedo solo nuove vittorie per tutti i cani che, insieme a me, hanno avuto il coraggio di combattere per riscattarsi.
Per concludere, la Fight The Prejudice Pitbull non è solo un rifugio, non è solo un marchio o un logo… è uno stile di vita, una scelta presa consapevolmente e con orgoglio tutti i giorni. Una scelta di chi sta dalla parte dei cani, o meglio si immerge completamente nella vita cinofila, ma anche una scelta di credere nelle persone, di affidarsi completamente al sostegno ed all’aiuto esterno.
Per conoscere l’associazione e viverla ogni giorno assieme a noi, visitate la pagina Facebook “Fight The Prejudice Pitbull” oppure la pagina personale di Michele dell’Olio.
Articolo scritto da Livia Carnazza
Orma di Maya: ecco chi siamo!
Orma di Maya è un’idea nata nel 2013, da Simone e Giulia, ispirandosi alla loro splendida beagle; diffondere una corretta e sana cultura cinofila era il punto cardine di questo ambizioso progetto; a loro si è unita poi Alessandra nel 2016, per occuparsi di alcuni nuovi servizi che si voleva implementare.
Orma di Maya è un’Associazione Sportiva Dilettantistica. Nel corso di questi anni è diventata molto più che una semplice associazione, diventando punto di riferimento per la cinofilia in Piemonte ma non solo, offrendo ai suoi tesserati grandi possibilità di crescita e confronto, grazie anche alla collaborazione con le più importanti realtà cinofile del torinese e non (veterinari, veterinari esperti di comportamento, centri cinofili, negozi per animali, ecc ecc); è stata in grado di creare un importante network che lavora in sinergia, portando dei grossi benefici a tutta la rete.
Orma di Maya è “passeggiate per il tuo cane (dog walker)” ma anche “dogsitter per matrimoni (wedding pet sitter)”, è “educazione cinofila per cuccioli e per cani adulti” ma anche “organizzazione di eventi cinofili di ogni tipo con i più prestigiosi docenti nazionali ed internazionali”.
Ad oggi Orma Di Maya può contare sulla preziosa collaborazione di una serie di figure altamente qualificate nel suo organico, tutte formate nei più diversi ambiti cinofili, come l’addestramento, l’educazione e la pet therapy