Vi racconto del mio supercane Toby...
Era l’anno 2008 e vivevo a Napoli, mentre Gianni, allora mio compagno e mio attuale marito viveva da solo a Ponteranica (Bg).
Un giorno come tanti ben presto sarebbe diventato per me indimenticabile grazie all’arrivo di una sua telefonata: “Una collega di lavoro, Maria Agnese, ha un giardino dove ogni tanto accoglie cani che hanno bisogno di una famiglia, pare ci sia un beagle, che ha bisogno d’aiuto, ha bisogno di una famiglia, potrebbe essere il nostro cane di famiglia!”
Bel problema: un cane che necessitava di aiuto, io bloccata a Napoli e Gianni che viveva da solo e lavorava fino a 12 ore a giorno. Che cosa avrebbe fatto quel povero cagnetto da solo a casa per 12 ore? Come avrebbe fatto i suoi bisogni? Il quesito era: adottarlo a queste condizioni sarebbe un male o un bene per lui?
“Beh Gianni”, gli rispondo,” sarebbe meraviglioso averlo, ma riflettiamoci almeno per un giorno, considerate le condizioni”.
Quel giorno di riflessione ci fu fatale: un altro decise di adottarlo. Cane difficile da trattare, aveva già un anno, e quell’anno lo aveva trascorso almeno con 4 famiglie diverse, tutti lo avevano mandato via, qualcuno lo aveva picchiato. Era un cane stizzoso, “non ascolta nessuno, impossibile educarlo”.
Dicevano fosse bello. Noi non avevamo nemmeno una foto, ma non serve vederlo un cane, per amarlo basta solo sapere che è un cane.
Lo avevano chiamato prima Miotto, poi Filippo, poi Pippo, poi chissà come… e che importa più tanto lo avevamo perso, l’aveva preso un altro, uno più deciso di noi. A lui il beagle, a me un po’ d’amarezza ma la gioia che questo esserino sconosciuto avesse risolto i suoi problemi.
Passa una settimana, è Pasqua e per le vacanze Gianni arriva a Napoli. D’un tratto una telefonata, era Maria Agnese: il beagle è scappato, non si trova più. “Non credo che il proprietario lo voglia più”!
Se il proprietario non lo riprende, che fine farà questo cane?
Passavano i giorni, del beagle perso nessuna notizia, fino a che una sera il cellulare squillò pieno di allegria e speranza: “ Il beagle è stato trovato, lo ha preso il canile! Il padrone andrà a riprenderlo per farlo uscire ma poi non lo vuole più, dice che è ingestibile!” (“Ingestibile”, una settimana di tempo e il cane è definito ingestibile!). Per caso Giovanni, sei ancora interessato a prenderlo tu?” Uno sguardo d’intesa tra noi due, uno sguardo di gioia e d’amore, quello fu il momento magico…il momento del “si”!
Pochi giorni dopo Gianni parte per rientrare a Ponteranica, lo porta a casa: “ è diverso dagli altri beagle,”mi diceva a telefono, “ è chiaro, dovresti vederlo!” Così mi metto in viaggio e prendo il primo treno per Milano. Arrivata, non appena si aprono le porte del treno, un momento di tenerezza indescrivibile che non dimenticherò più per tutta la vita. Gianni con al guinzaglio quell’irresistibile peloso dalle orecchie lunghe e la coda scodinzolante che, pur senza conoscermi, sembrava gioire del mio arrivo! Un beagle a 2 colori, con gli occhi chiari e le orecchie da Dumbo! Quello sarebbe stato il cane della mia famiglia, che è come dire l’amore incondizionato!!!
E quell’amore avrebbe dovuto cancellare tutto il male che gli era stato fatto e ogni cosa che ad esso fosse associato, persino il suo nome, ebbene si, ancora un altro nome, ma un nome che gli rimarrà per sempre, che assocerà alla gioia, all’amore, al suo inscindibile branco, alla sua calda e accogliente cuccia, al suo divano, al suo letto, alla sua casa, alle coccole, alle passeggiate insieme, ai giochi, tanti e diversi, alle carezze, alla pappa, ai premi, ai complimenti, ad una meravigliosa vita da cani! E quel nome fu Toby!
Ma era vero che quel piccolo adorabile poteva essere fonte di tanti guai come avevano detto? Non ci crederete mai, vi dico SI, niente di più vero: scappava, faceva pipì sotto al letto tutte le notti e il povero Gianni a rimettere insieme i cocci di quel che restava laddove passava Toby!
Ma doveva esserci una soluzione. Una soluzione che non tardò ad arrivare! Una giovane e brava educatrice lo conobbe, lo osservò e poco dopo ci disse ”è un cane fantastico, c’è solo un “concetto” che deve arrivargli e dovete fare in modo voi che gli arrivi: deve capire che qualunque cosa farà lui resterà con voi per sempre, e solo allora finirà di mettervi alla prova”. Bastò poco tempo e Toby lo capì. Finalmente si sentiva a casa e anch’io, che nel frattempo mi ero trasferita a Bergamo insieme con Gianni, accrescevo e costruivo giorno dopo giorno il mio rapporto con questa meraviglia che ci era capitata per caso!
La mia vita era davvero cambiata tanto e Toby aveva portato l’amore che i cani portano, la gioia, la voglia di giocare, l’impegno, perché come tutti i cani, è un grande impegno ed una grande responsabilità!
Con il tempo ho capito i suoi gusti, la sua indole di segugio, il suo passatempo più naturale è annusare, gli pace stare nell’erba anche per tutto il giorno, lui ama annusare il mondo! Toby mi ha insegnato questo: il mondo si annusa. Come per noi umani è importante guardare il telegiornale per poter sapere che succede intorno a noi, per Toby e i beagle è importante sapere ciò che intorno accade annusando. Direi che il superpotere di Toby sta tutto nel suo naso!
Ora Toby ha 7 anni, è con noi da 6, e posso dire con orgoglio che è un cane felice e che non c’è giorno in cui non rende felice me!
Il resto è una storia che stiamo scrivendo insieme giorno dopo giorno.